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Il Comando Zona  

 

La battaglia di Pertuso, tra 25 e 27 agosto 1944, fu l’inizio di una collaborazione militare e di un coordinamento che toccò un po’ tutte le situazioni ribelli dell’area. Per le necessità della più elementare sopravvivenza, l’acquisto di derrate alimentari per le formazioni, i denari venivano dalle città dove nel frattempo si erano formati clandestinamente i Comitati di Liberazione Nazionale, i C.L.N. di cui facevano parte con un loro rappresentante tutti i partiti antifascisti (Democrazia Cristiana, Partito comunista, Partito socialista, Partito liberale, Partito d’azione, Partito repubblicano). Dal punto di vista militare invece la montagna fece da sola. La svolta venne alla fine dell’estate del 1944. In agosto c’era stato un forte rastrellamento che aveva investito la val d’Aveto e la val Trebbia che solo per fortuna non si era trasformato in catastrofe. Era evidente che bisognava dar vita ad un coordinamento dei gruppi partigiani: definire con precisione le rispettive zone operative, equilibrare l’accesso alle risorse finanziarie, concordare precise regole di comportamento nei confronti della popolazione dei paesi ospitanti. Per questo a fine settembre 1944 venne creato un Comando Zona (la Sesta Zona Ligure) con il compito di regolare questa materia e tenere i rapporti anche con le vicine zone di insediamento partigiano. Nell’occasione venne anche concordata l’articolazione militare (divisioni, brigate, distaccamenti e nuclei) e gerarchica del movimento (comandanti, commissari politici ecc.). Una organizzazione non troppo diversa da quella di un esercito regolare, necessaria anche per rispondere alle richieste del Quartier Generale alleato insediato a Roma che a questa subordinava l’invio degli aiuti militari. 

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