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La sezione "Resistenza"

Le tavole illustrate -il fumetto- tracciano un percorso dell’esperienza partigiana dall’estate del 1944 alla primavera del 1945. Il racconto rielabora ricordi e testimonianze di partigiani raccolte nelle valli della Sesta Zona tra 1987 e 1990 in previsione della creazione del Museo. Da allora sono passati più di 30 anni e nessuno degli allora chiamati a testimoniare è più in vita. Resta il loro racconto: parole, ricordi e giudizi trasmessi a coloro che li intervistavano. Quanto rappresentato nelle tavole del Museo di Rocchetta potrebbe essere considerato un libro scritto direttamente da loro; il punto di vista di un gruppo di protagonisti: la guerra partigiana vista da dentro. 

 

 

Al contrario i materiali che nelle vetrine che accompagnano la mostra, oggetti relativi alla guerra dell’epoca, sono stati scelti in seguito in base ai criteri più diversi. La guerra è un mondo speciale fatto di armi ma anche rumori, silenzi, morte, pericoli, sogni, gioia e altro ancora. Un mondo difficile da documentare nella sua interezza. Le armi ne sono semplicemente una semplificazione; non la più importante ma sicuramente la più popolare specie tra le persone più giovani. Eppure la guerra era e continua ad essere anche molto altro. Il racconto dei partigiani, più delle loro foto e delle espressioni marziali con cui a fine guerra molti di loro si sono fatti ritrarre, aiuta a capirlo.

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La sezione "Vita Sociale in Val Borbera"

 

 

 

 

Oggetti e immagini del passato riferiscono delle pratiche storiche, dell'organizzazione famigliare e della sua economia. Sono, insieme a quanto sopravvive delle voci di allora, le principali fonti utili ad indagare il passato

 

"La fotografia è un mezzo di interpretazione della realtà che richiede, per essere correttamente decodificato, strumenti appropriati di lettura… ma proprio perché caricata di interpretazioni di vario genere (culturali, sociali, politiche ecc.) la fotografia storica ci sembra un ottimo testimone del suo tempo, stimolante per la molteplicità dei piani di lettura che consente, per le affascinanti ambiguità che comporta, per l’intreccio di messaggi da decodificare che contiene”. Dagli archivi familiari “così generosamente messi a disposizione dei ricercatori dalla popolazione locale, sono venuti fuori centinaia di immagini …. che, messe insieme, collazionate, ordinate cronologicamente o per temi, possono fornire un quadro assai vivido e suggestivo della vita sociale di una comunità…, documentando il paesaggio, la gente, l’organizzazione degli abitanti del territorio, le attività produttive, le età dell’uomo, i momenti collettivi (gli svaghi, le feste, il carnevale, la religione), e in sostanza l’evoluzione dell’economia e della società in ambito locale, nella dialettica non sempre lineare tra vecchio e nuovo, tra conservazione e progresso.”

(F. Castelli: in “A proposito della Val Borbera” – ‘A Carbuninn-a’ 1980)

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Franco Castelli Direttore del centro di Cultura popolare “G. Ferraro” di Alessandria; Co-fondatore del Laboratorio Etno-antropologico di Rocca Grimalda e membro del suo Comitato Scientifico; Direttore del Museo della Maschera di Rocca Grimalda, membro del Comitato Scientifico del CREL (Centro Regionale Etnografico Linguistico di Torino, Presidente del Comitato Scientifico dell’ISRAL (Istituto Storico della Resistenza di Alessandria)

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da: “Storie di campi” -  Appunti Per una storia del paesaggio rurale in Val Borbera - ed. Novirom 2007

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